06 dicembre 2012

Dolce Roma di Pellegrino Artusi


Qualche giorno fa parlando con il mio collega Max abbiamo scoperto di avere una passione in comune: quella per la cucina, e visto che anche lui, come me, è un adorabile chiacchierone ci siamo ritrovati a scambiarci opinioni, ricette e consigli di cucina, pasticceria e consigli su libri di cuochi famosi.
Mi ha suggerito questa torta, tratta dal famoso ricettario di Pellegrino Artusi.
Io ho colto immediatamente la sfida e mi sono messa ai fornelli.
Come mi capita spesso però, ho apportato una piccola variazione: invece di lasciare le mele intere, visto che erano veramente molto grosse, ho preferito tagliarle ognuna in quattro spicchi.
Il risultato è stato una piacevole sorpresa. Le mele morbide e leggermente tiepide si sposano benissimo con la crema alla vaniglia. La meringa che si forma in superficie caramellata con il sughetto di zucchero e vino la rendono davvero golosa. Unico neo: il taglio della torta è un po' difficile da gestire in quanto la torta tiepida tende a scomporsi nel piatto...ma per me, naturalmente, questo non è un ostacolo!!!
Riporto la ricetta del famoso gastronomo così com'è scritta nel libro:


Dolce Roma

Un signore, che non ho il bene di conoscere, ebbe la gentilezza di mandarmi da Roma questa ricetta, della quale gli sono grato sì perché trattasi di un dolce di aspetto e di gusto signorile e sì perché era descritto in maniera da farmi poco impazzire alla prova. C'era però una lacuna da riempire, e cioè di dargli un nome, ché non ne aveva; ed io, vista la nobile sua provenienza, ho creduto mio dovere metterlo in compagnia del Dolce Torino e del Dolce Firenze, dandogli il nome della città che un giorno riempirà di fama il mondo come in antico.

Scegliete mele di qualità fine, non troppo mature e di media grossezza. Pesatene 600 grammi, che non potranno essere più di cinque o sei di numero; levate loro il torsolo col cannello di latta e sbucciatele. Poi mettetele a cuocere con decilitri due di vino bianco alcoolico e gr. 130 di zucchero, avvertendo che non si rompano bollendo e voltandole, e che non passino troppo di cottura. Levatele asciutte, collocatele col foro verticale in un vaso decente da potersi portare in tavola e che regga al fuoco, e versatevi sopra una crema fatta con: Latte, decilitri n. 4. Rossi d'uovo, n. 3. Zucchero, grammi 70. Farina, grammi 20. Odore di zucchero vanigliato. Ora montate con la frusta le tre chiare rimaste, quando saranno ben sode uniteci grammi 20 di zucchero a velo e con queste coprite la crema; indi ponete il dolce nel forno da campagna, o soltanto sul fornello del focolare col solo coperchio del medesimo, con fuoco sopra e poco sotto per rosolare la superficie, e prima di mandarlo in tavola spalmatelo mediante un pennello col sciroppo ristretto rimasto dalla cottura delle mele. Potrà bastare per sette od otto persone.
 
Come sempre, buon appetito!
 

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